Non è un pezzo natalizio, ma è quello che passa il convento.
Buon Natale! E Buon anno! Voglio bene a tutti! Ne voglio soprattutto alla webmaster!
Qualcosa che puoi portarti dietro
Top of the pops è un programma triste.
Già è di per sé triste quell’ora del sabato pomeriggio, in cui, esaurite le cerimonie del risveglio, accendi la tv per sapere l’ora e ti rendi conto che è pomeriggio. E il weekend è già partito male.
E poi, se c’è un accenno di sole alle finestre, sai che sarebbe bello andare da qualche parte a fare qualche cosa, ma cosa? Jogging? Shopping? Vi sembro il tipo? E poi la casa è un cesso è va pulita, così finisco per restarmene dentro, e intanto in tv c’è top of the pops.
Uno stanzone buio pieno di giovani forzati a tenere le mani in alto – no, non sto parlando di Bolzaneto. Per di più si tratta dell’edizione italiana di Top of the Pops, il che vuol dire che a quei poveri ragazzi ammucchiati (e mai inquadrati veramente) il massimo che può capitargli è un Carboni o i Lifting-Litfiba.
Dopodiché la regia zùma sul presentatore che fa “Ragazzi! Che programma fantastico! Pensate che adesso ci sono i Jamiroquai!” E tutti i ragazzi fanno: “Wow…” – e la regia manda in onda la cassetta dell’edizione inglese, dove ci sono altri ragazzi in un altro salone buio che battono altre mani in alto (magari con un po’ più di convinzione).
Però, qualche sabato fa, il solito presentatore scemo ha presentato gli U2, e mi sono un poco commosso.
Chiariamo una cosa. Io non sono più furbo di tanti, e so che col passare del tempo non potrò fare altro che inventarmi anch’io un passato pieno di bei ricordi e nostalgie. Una volta sì che c’erano bei programmi, altro che TopOfThePops (e cosa c’era? Discoring? DJ tv? Ma per piacere). Una volta sì che c’erano veri complessi che suonavano vera musica, mica questi mannequin di oggi che fanno sempre lo stesso disco e quindi per fare notizia son costretti a cambiare la foggia del cappello. I giovani d’oggi non s’immaginano… una volta… eeeh… una volta era tutto diverso.
Succede a tutti, perché non dovrebbe succedere a me?
Però gli U2, a top of the pops… fanno un effetto veramente strano. Bono, per esempio. Bono non è che sia sempre in giornata. A volte stona un po’, diciamo che gli scappa un’oscillazione di un quarto di tono. Non sentirete mai nessun altro cantante stonare a Top of the pops.
E The Edge, se ha deciso di portarsi dietro una chitarra acustica un po’ pesante, vedrete che china il collo ogni tanto, perché la chitarra lo tira giù. Oggi le chitarre non si suonano, si indossano, sono leggere e molto eleganti, ideali per posare in un video e fare tutte le mossette giuste. The Edge – non voglio dire che sia un musicista, no (non ha neanche mai preteso di esserlo), ma assomiglia ancora a una persona che suona uno strumento. Un suonatore, non uno buono solo a sculettare davanti ai riflettori.
Insomma, alla fine dei conti, quello che ti rimane degli U2, dopo aver imparato a suonare sulle loro canzoni (che con due corde di chitarra fai tutto Joshua Tree), dopo tanti dischi che hai amato e poi odiato, tante interviste e foto e film, e momenti in cui eri l’unico ad apprezzarli o l’unico a dire che erano cotti, o quando tutti dicevano che non erano più quelli di una volta e tu rispondevi meglio così… alla fine dei conti, quello che ti rimane degli U2 è un po’ di genuinità. Gli occhi tristi di Bono che sembrano dire: mi è andata bene, potevo finire scaricatore nei docks di Dublino, invece faccio il cantante e mi vedo con Nelson Mandela.
E guardate che non è mica stata facile. Guardate tutti i loro coetanei. Guardate i REM, che ormai sono la versione americana dei Pooh. Guardate Springsteen, che per centomilalire ti mette a sedere in teatro e non ha niente da nuovo da suonarti da dieci anni in qua. Guardate i Simple Minds. Chi? I Simple Minds. Chi? Quelli che in realtà erano più bravi degli U2. Chi? Sì, buonasera.
Ne hanno dovuto indossare di mascherine, per riuscire a far passare qualcosa di genuino alla dogana degli anni ‘90. Roba paragonabile solo al vecchio Bowie: hanno messo insieme Naomi Campbell, Wim Wenders, William Burroughs, Jovannotti, Pavarotti, Brian Eno, Mandela…. Ne hanno fatte di tutti i colori. Ma alla fine direi che ce l’hanno fatta. Sono saltati fuori dall’orgia acida e insapore di MTV riuscendo a portarsi con sé qualcosa di umano. Così, se ti trovi bloccato in un ipermercato la viglia di Natale, in mezzo a gente stanca ed esaurita come te, e ti capita di sentire "Walk on", di colpo non odi più nessuno, ma scopri di avere un po' di pietà per tutti, te compreso.
Mentre invece se sei bloccato a casa, perché non hai voglia di vederti con nessuno, e a Top of the Pops passano gli U2, ecco, sarà un riflesso della finestra, sarà ridicolo, ma è come se in quel buio salone facesse capolino un raggio di sole. It's a beautiful day!
Buon Natale! E Buon anno! Voglio bene a tutti! Ne voglio soprattutto alla webmaster!
Qualcosa che puoi portarti dietro
Top of the pops è un programma triste.
Già è di per sé triste quell’ora del sabato pomeriggio, in cui, esaurite le cerimonie del risveglio, accendi la tv per sapere l’ora e ti rendi conto che è pomeriggio. E il weekend è già partito male.
E poi, se c’è un accenno di sole alle finestre, sai che sarebbe bello andare da qualche parte a fare qualche cosa, ma cosa? Jogging? Shopping? Vi sembro il tipo? E poi la casa è un cesso è va pulita, così finisco per restarmene dentro, e intanto in tv c’è top of the pops.
Uno stanzone buio pieno di giovani forzati a tenere le mani in alto – no, non sto parlando di Bolzaneto. Per di più si tratta dell’edizione italiana di Top of the Pops, il che vuol dire che a quei poveri ragazzi ammucchiati (e mai inquadrati veramente) il massimo che può capitargli è un Carboni o i Lifting-Litfiba.
Dopodiché la regia zùma sul presentatore che fa “Ragazzi! Che programma fantastico! Pensate che adesso ci sono i Jamiroquai!” E tutti i ragazzi fanno: “Wow…” – e la regia manda in onda la cassetta dell’edizione inglese, dove ci sono altri ragazzi in un altro salone buio che battono altre mani in alto (magari con un po’ più di convinzione).
Però, qualche sabato fa, il solito presentatore scemo ha presentato gli U2, e mi sono un poco commosso.
Chiariamo una cosa. Io non sono più furbo di tanti, e so che col passare del tempo non potrò fare altro che inventarmi anch’io un passato pieno di bei ricordi e nostalgie. Una volta sì che c’erano bei programmi, altro che TopOfThePops (e cosa c’era? Discoring? DJ tv? Ma per piacere). Una volta sì che c’erano veri complessi che suonavano vera musica, mica questi mannequin di oggi che fanno sempre lo stesso disco e quindi per fare notizia son costretti a cambiare la foggia del cappello. I giovani d’oggi non s’immaginano… una volta… eeeh… una volta era tutto diverso.
Succede a tutti, perché non dovrebbe succedere a me?
Però gli U2, a top of the pops… fanno un effetto veramente strano. Bono, per esempio. Bono non è che sia sempre in giornata. A volte stona un po’, diciamo che gli scappa un’oscillazione di un quarto di tono. Non sentirete mai nessun altro cantante stonare a Top of the pops.
E The Edge, se ha deciso di portarsi dietro una chitarra acustica un po’ pesante, vedrete che china il collo ogni tanto, perché la chitarra lo tira giù. Oggi le chitarre non si suonano, si indossano, sono leggere e molto eleganti, ideali per posare in un video e fare tutte le mossette giuste. The Edge – non voglio dire che sia un musicista, no (non ha neanche mai preteso di esserlo), ma assomiglia ancora a una persona che suona uno strumento. Un suonatore, non uno buono solo a sculettare davanti ai riflettori.
Insomma, alla fine dei conti, quello che ti rimane degli U2, dopo aver imparato a suonare sulle loro canzoni (che con due corde di chitarra fai tutto Joshua Tree), dopo tanti dischi che hai amato e poi odiato, tante interviste e foto e film, e momenti in cui eri l’unico ad apprezzarli o l’unico a dire che erano cotti, o quando tutti dicevano che non erano più quelli di una volta e tu rispondevi meglio così… alla fine dei conti, quello che ti rimane degli U2 è un po’ di genuinità. Gli occhi tristi di Bono che sembrano dire: mi è andata bene, potevo finire scaricatore nei docks di Dublino, invece faccio il cantante e mi vedo con Nelson Mandela.
E guardate che non è mica stata facile. Guardate tutti i loro coetanei. Guardate i REM, che ormai sono la versione americana dei Pooh. Guardate Springsteen, che per centomilalire ti mette a sedere in teatro e non ha niente da nuovo da suonarti da dieci anni in qua. Guardate i Simple Minds. Chi? I Simple Minds. Chi? Quelli che in realtà erano più bravi degli U2. Chi? Sì, buonasera.
Ne hanno dovuto indossare di mascherine, per riuscire a far passare qualcosa di genuino alla dogana degli anni ‘90. Roba paragonabile solo al vecchio Bowie: hanno messo insieme Naomi Campbell, Wim Wenders, William Burroughs, Jovannotti, Pavarotti, Brian Eno, Mandela…. Ne hanno fatte di tutti i colori. Ma alla fine direi che ce l’hanno fatta. Sono saltati fuori dall’orgia acida e insapore di MTV riuscendo a portarsi con sé qualcosa di umano. Così, se ti trovi bloccato in un ipermercato la viglia di Natale, in mezzo a gente stanca ed esaurita come te, e ti capita di sentire "Walk on", di colpo non odi più nessuno, ma scopri di avere un po' di pietà per tutti, te compreso.
Mentre invece se sei bloccato a casa, perché non hai voglia di vederti con nessuno, e a Top of the Pops passano gli U2, ecco, sarà un riflesso della finestra, sarà ridicolo, ma è come se in quel buio salone facesse capolino un raggio di sole. It's a beautiful day!
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