Visti gli Air ieri sera al Vox. Quasi è stato più bello il viaggio in macchina con la nebbia, in compagnia di Maestro Arturo e Dodo degli Yuppie Flu (che ha fatto innamorare Ellegi). Dodo degli Yuppie Flu: a trent'anni si sposerà e andrà a vivere in campagna...
Del concerto non mi sono piaciuti i momenti più prog (si potrà ancora dire?), o forse non li capivo. Anche se oggi nessuno lo ascolta più, quando si deve parlare male di qualche disco si dice sempre che ha delle ricadute prog.
Ogni tanto gli Air cercavano anche di spingere sull’acceleratore, ma finivano per sembrare dei Kiss senza le chitarre...
E così abbiamo dovuto aspettare il terzo bis per sentire Kelly watch the stars in una versione “Speak & Spell” (come ha argutamente notato Alberto Simoni) e una rallentatissima Sexy boy che assomigliava a qualche cover dei Pink Floyd (non a caso sommersa da cascate di luce rosa che finivano sulle prime file del pubblico).
Altri momenti, invece, erano decisamente indovinati: People in the city suona molto meglio dal vivo; Radio #1 è comunque un tormentone e How Does It Make You Feel? sembrava uscita dalle mani di Lennon (John, non Sean, pliz…).
L'impressione è che gli Air cercassero di ricostruire un concerto di venticinque anni fa (lo proverebbero certe scelte di suoni: batteria quasi in mono, frequenze basse e pastose spalmate a destra e sinistra, un mantello di riverberi a coprire tutto) e non ci sarebbe niente di male (è tutto l'anno - o il decennio? - che sto recuperando i Seventies dalle fonti più disparate) ma forse alla loro musica non ha giovato un set davvero voluminoso.
Air: french music bandIn conclusione, il prezzo del biglietto era notevolmente spropositato (per quei soldi ci vai a vedere quasi un Paolo Conte dal loggione), ma del resto a noi indie kids piace sempre vedere gli artisti diventare hip & mainstream per poi parlarne male e ricordarceli “com’erano una volta”…

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