Qualche giorno fa, un post di Kyle Bylin su Hypebot notava come nella "rivalità" tra magazine musicali e web alla fine quello che ci ha rimesso è stato il Mito, ovvero quella "licenza di sparare balle" per raccontare meglio una band che era da sempre stata concessa alle riviste, e che sarebbe venuta meno nell'epoca dei feed, di Twitter e Facebook. Risultato: le riviste sono sempre più deboli, e noi siamo sempre più affamati di aggiornamenti senza profondità.
Più o meno un anno fa, i giovani Frankie & The Heartstrings mi stavano simpatici. Il loro sound sanguigno tra Jam e Dexys Midnight Runners mi suonava sincero e forte. Questo mese è uscito il loro album di debutto, Hunger, tra l'altro prodotto da Edwyn Collins, che già basterebbe come garanzia. Ma le lodi sperticate lette su diverse testate britanniche, sempre in cerca dei nuovi eroi nazionali post Libertines, mi sembrano un po' eccessive. Te li fa quasi sembrare più antipatici. Hunger è un buon disco, una serata molto divertente in un pub pieno dei tuoi amici, tutto qui.
E quindi? Sono solo diventato cinico io? Un classico caso di backlash? Mi è mancato "il mito" creato dalla stampa? O questo è quel che vale davvero per me la band di Sunderland?
(mp3): Frankie & The Heartstrings - Possibilities
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