C’è una parola che mi torna sempre in mente quando ascolto la musica dei Westkust, e che per me continua a descriverla e a racchiuderne ancora l’idea dopo tutti questi anni: vertiginosa. Che siano le chitarre a volte sognanti, a tratti più cupe e rabbiose, degli esordi oppure le vette supersoniche del nuovo album, vertiginosa resta la loro maniera abbastanza inconfondibile di aggiornare un genere che ormai ha già attraversato svariate ondate di revival e oblio come lo shoegaze.
La band di Göteborg racconta che questo nuovo album, intitolato semplicemente Westkust, ha dovuto superare un ulteriore scoglio, l’ennesimo radicale cambio nella formazione. Tre su cinque se ne sono andati per seguire gli altri progetti paralleli (in primo luogo Makthaverskan e Guggi Data). Decisiva è stata la partenza di Gustav Andersson, che divideva le voci insieme a Julia Bjernelind. Ora sono un quartetto, alla chitarra è tornato Brian Cukrowski e Julia risplende più che mai nelle sue melodie iperdrammatiche.
Ma quello che continua a resistere, immutabile e incrollabile nonostante ogni avversità, e ha resistito lungo l’intera storia dei Westkust, è l’ispirazione di un suono che riesce sempre ad avere quell’attitudine “contro tutto e contro tutti”. Sono canzoni che si buttano avanti a testa bassa, che spingono la tensione ogni volta al limite, che puntano verso l’alto e svettano, appunto, vertiginose. “With you in my arms I can beat them down / And then I walk among the clouds” canta con arroganza Junior. Il singolo Cotton Skies è immerso in un paesaggio frenetico: “The days move faster than they ever did before”. Ma Do You Feel It rassicura “I’ll never fall asleep / I will go on”. I testi forse non sono così importanti per i Westkust ma trasmettono comunque tenacia e ostinazione, la stessa tenacia e ostinazione che satura la musica dei Westkust, tanto che a volta le canzoni sembrano traboccare di feedback e riverberi, incapaci di trattenere l’urto della musica. Eppure, alla fine, la forza dei Westkust si mostra in questo loro restare sempre in piedi, quasi vivessero ogni canzone come una lotta, in questo disco più sfrenata e gioiosa che mai.
PS: Questo disco è anche un modo splendido di congedarsi dalla Luxury, etichetta a suo modo fondamentale che sta per chiudere e che sarà difficile rimpiazzare nella scena indie rock e indiepop svedese.
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