I wrote poems to you from my bedroom.
I wrote no one for years.
I wrote no one for years.
Questa non dovrebbe essere esattamente la stagione per lasciarsi prendere da un disco che, per semplificare, si definisce slowcore. Un disco che ha richiamato paragoni con Low, Elliott Smith, Pedro The Lion e certi Death Cab for Cutie. Ma la quieta bellezza di Full Flower, il primo vero e proprio album degli Us And Us Only, ti conquista così, mentre pensi ad altro, correi e fai, ridi e c'è il sole, e non ti vuoi accorgere che dentro ti è rimasto questo nodo in gola. Kinsey Matthews sussurra, ti parla, non alza quasi la voce, eppure le sue canzoni cullano con una spontaneità che può toccarti da vicino, se riesci a prestare attenzione.
Sono canzoni che raccontano spesso di sonni, di sogni e di tornare a dormire. "We slept for three whole days / to rest from our pity, prepare for the city". Ci sono un sacco di quei ricordi che continui ad accarezzare mentre ti giri sul cuscino: forse li vuoi dimenticare, o forse vuoi dimenticare tutto quello che ti distrae da loro. "I'm buried while I lay here". In questi versi c'è sempre qualche casa a cui si torna, qualche stanza che ci ha visti insieme e dentro cui sono rimaste ancora sospese le tue parole. "I'm too stoned to leave my tomb / I'm too scared to leave the womb". La fuga di chi non si sposta di un centimetro dalla propria posizione.
In un'intervista su Upset, Matthews lo ammette con il massimo candore: "I tend to quickly identify the horror or wonder in really normal situations, so it’s easy for me to take a situation like going grocery shopping or taking a walk through the woods and blow it out of proportion into this weird pseudo-cinematic life or death experience. [...] The death of a feeling, a period of your life, a space you’ve taken up for some time".
Se in questi giorni assolati non vi spaventa un disco indie rock che trabocca autunno e rimpianti, quello della band di Baltimora è un lavoro prezioso e schietto, dalla scrittura matura, senza compromessi.
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