In a world of mouths, I want to be an ear

JENS LEKMAN - LIFE WILL WEE YOU NOW

Se avete visto Jens Lekman in concerto almeno una volta nella vita, è probabile che conosciate bene il gesto con cui di solito conclude la sua dolcissima A Postcard To Nina: quello svolazzo della mano a mezz’aria a mimare una firma prima dell'ultimo verso: “yours truly, Jens Lekman”. Mi ha sempre colpito la naturalezza con cui Jens inserisce il proprio nome nelle canzoni (vedi anche Black Cab o la giovanile Jens Lekman's Farewell Song to Rocky Dennis), una cosa, per esempio, assolutamente all'ordine del giorno nell'hip-hop, ma per niente diffusa nell'indiepop.
Credo fosse un modo per prendere le distanze, per mettersi un po' al riparo da una scrittura in prima persona dentro cui era facilissimo (e anche molto divertente) identificarsi, ma che rischiava di diventare cliché autobiografico. Era un modo per esporsi e sottrarsi al tempo stesso. Io, Jens, divento "Jens", un personaggio delle mie stesse storie. Vedete? Parlo di me ma possiamo guardare tutto da fuori.
Dentro To Know Your Mission, la canzone che apre il nuovo album Life Will See You Now, invece succede il contrario. La prima inquadratura segue un missionario mormone in giro per le strade di Göteborg in un giorno d'estate. Il suo vagare è pieno di dubbi, la ricerca di una meta è una cosa sola con la ricerca di uno scopo nella vita. Incontra un ragazzino chiamato Jens che, più che parlare della Bibbia, è interessato a chiedergli come ci si sente ad avere una missione. Qual è il tuo sogno? Scrivo canzoni, ma se non funziona voglio fare il lavoro di mio padre, l'assistente sociale. Mi piace ascoltare le storie della gente. "In a world of mouths / I want to be an ear". E così il giovane Jens realizza che il suo scopo nella vita sarà questo: "I know what I'm here for / I know who I'm serving / I'm serving you". Il disco che segue, dunque, sarà l'antologia delle storie che quel "Jens" avrà raccolto lungo la sua strada, trasformate in canzoni e donate a noi.
Lekman riesce con una sola mossa a darci la chiave di lettura per entrare nel suo nuovo disco e in qualche modo a "chiuderci fuori". Sembra più difficile, per una volta, immedesimarsi davvero nella sue canzoni. Le storie sono raccontate come sempre in maniera impeccabile, ma mi sono accorto che, ascolto dopo ascolto, forse anche per colpa di qualche arrangiamento più sgraziato del solito, alcune mi scorrevano addosso senza che me ne accorgessi. La produzione di Ewan Pearson (uno che ha lavorato con Rapture, Junior Boys, !!! e M83) sembra levigare e appiattire la scrittura di Lekman vestendola con un'elettronica disadorna (le campane sul ritornello di To Know Your Mission da pop radiofonico Anni Ottanta, quella drum machine in Evening Prayer che grida vendetta, l'effetto karaoke su Wedding In Finistère...). Per esempio, puoi riconoscere in quale momento sta rifacendo qualcosa di Sipping On The Sweet Nectar, o di I Saw Her At The Demonstration, ma è come se lo facesse in scala ridotta.
Intendiamoci: la poesia di Lekman è fuori discussione. Solo lui possiede quel tocco lieve con cui può permettersi di fare rime assurde tipo "Ibuprofen / Pacific Ocean", tirare in ballo fossili del Cambriano per parlare di un primo bacio, oppure, avendo a disposizione la voce di Tracey Thorn, costringerla a cantare una strofa bizzarra come "My brother was an electrician / But when he was younger he had other ambitions". Ma in generale la sensazione è che Jens, avendoci consegnato quel giovane "Jens", si sia poi fatto da parte, sollevato dall'idea di dovere soltanto trasportare storie altrui, e tornando ad apparire in rare strofe (forse, non a caso, la tripletta How Can I Tell Him, Postcard #17 e Dandelion Seed sta in fondo al disco).
Le canzoni di Life Will See You Now sono in buona parte i frutti del lungo lavoro al progetto Ghostwriting e dell'esercizio delle Postcards (con il quale, lungo tutto il 2015, Lekman aveva postato su Soundcloud una canzone alla settimana), e non si può certo dire che manchino di inventiva e personaggi forti: il professore che costruisce con una stampante 3D un modellino del proprio tumore, due innamorati che vanno ad accendere una ruota panoramica di notte, la storia di un amore omosessuale impossibile da rivelare, un matrimonio speciale in riva al mare.
Quello che in parte manca (o forse è un po' mancato a me, almeno in queste prime settimane in compagnia del disco) è stato quel Jens che ognuno, negli anni, di concerto in concerto, aveva fatto diventare un amico molto intimo, un confidente, uno dei ricordi più cari di questa vita passata ad ascoltare una musica che interessa a sempre meno gente. Life Will See You Now racconta come "le storie" abbiano dato a Jens una risposta alla domanda intorno al "cosa fare". E di questo non posso che essere felice. Resta ancora abbastanza aperta la risposta alla domanda cosa ce ne facciamo noi delle storie se viene meno il calore che ce le aveva rese care in principio.



Jens Lekman - What's That Perfume That You Wear?


Jens Lekman - Postcard #17

Commenti