Oggi esce Pulviscolo, l'esordio di Colombre pubblicato da Bravo Dischi. Colombre è Giovanni Imparato, che su queste frequenze conoscevamo da un sacco di anni per i suoi Chewingum. Questa sua nuova creatura è diversa, è un mostro in fondo al mare che mi affascina e intorno a cui abbiamo fatto una lunga chiacchierata nel podcast di lunedì.
Qui sotto invece trovate le canzoni che Colombre (grazie anche a Nur di Rockit!) ci ha regalato dal vivo in acustico in radio:
Colombre live @ "polaroid - un blog alla radio"
Radio Città del Capo, 7 marzo 2017
1. Blatte
2. Sveglia
3. TSO
Radio Città del Capo, 7 marzo 2017
1. Blatte
2. Sveglia
3. TSO
Hai trovato un'altra scusa per restartene da solo, un'altra scusa per aspettare. Potrebbe essere un ritornello da aggiungere alla mia vita, potrebbe essere un tuo biglietto pieno di rabbia, se non avessi smesso di parlarmi. Invece sta dentro la canzone più allegra, più primaverile, più scopertamente indiepop (e forse anche quella che mi ricorda più da vicino i vecchi Chewingum) di questo nuovo e prezioso Pulviscolo.
Colombre è un'idea di musica che a prima vista non sai come afferrare, e che continui a inseguire perché non hai ancora capito se da lei cerchi risposte, o l'avevi scambiata per un invito e ora non puoi più tirarti indietro. C'è quel passo quasi da Real Estate della title track in apertura, e la magia di Giovanni Imparato sta tutta nel tenere assieme l'amarezza e l'affetto, la polvere e la redenzione. Tagliare i ponti col passato e accarezzarlo in un gesto solo. Lo so, è fin troppo facile, ma viene voglia di sovrapporre alla storia d'amore dentro questa canzone la stessa musica di Colombre. Questo disco è la traversata, la nave partita dal porto dei Chewingum e ora in mezzo al mare, a inseguire nuove rotte di poesia. Ci si può orientare con le consuete stelle: innanzitutto Lucio Dalla e Lucio Battisti, da sempre citati tra i riferimenti della scrittura di Giovanni, insieme ai Beach Boys. Ma in queste acque potremmo parlare anche di correnti nuove, quelle atmosfere alla Mac DeMarco (soprattutto in Blatte) o alla Girls, che non portano alla deriva, anzi se ne vanno a esplorare nuovi orizzonti. E là poi diventa uno spasso farsi sorprendere, per esempio, da Dimmi tu, che danza con quella leggerezza e licenziosità Anni Settanta che mi ricorda gli esperimenti dei Valderrama5 di qualche tempo fa. Oppure da Deserto, che addirittura si dilata languida come certi primi Air.
Pulviscolo, nelle intenzioni di Colombre, vuole essere un disco che cattura una certa urgenza e immediatezza. Però, si sa, le intenzioni degli autori e le loro opere seguono geografie contigue, ma quasi mai identiche. Pulviscolo è senza dubbio un disco che sembra "aprirsi" al primo ascolto, con un linguaggio terso e melodie che sono brezze d'estate, ma non bisogna correre il rischio di lasciarsi sfuggire le sue ricchezze e i suoi tesori, la perla che ci ha promesso il racconto di Buzzati da cui prende il nome la band. Davvero, Pulviscolo è già uno dei dischi italiani più belli, più emozionanti e più importanti di quest'anno.
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