"Me and my baby, that's all we want: all we want is to not exist!” Soltanto uno come Trust Fund è capace di far suonare un verso del genere come il culmine della felicità e del romanticismo. Del resto, sembra chiedersi il personaggio della canzone, perché non potrebbe essere anche questo un terreno comune su cui fondare un amore? Condividiamo cose ben peggiori di questo schietto nichilismo, e spesso non ne parliamo nemmeno con la stessa franchezza. Crab Line è la canzone più allegra e veloce di We Have Always Lived In The Harolds, e il fatto che Ellis Jones la riempia di questo senso di morte prosciugato da ogni dramma non fa che confermarmi quanto sia forte e tagliente la scrittura del giovane cantautore britannico. Con Trust Fund ho un conto aperto: i suoi ultimi due dischi (oltretutto usciti a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro) sono stati tra quelli che più mi hanno scavato dentro e lasciato ferite aperte negli ultimi anni. Questo album su cassetta si presenta come un capitolo un po' differente, forse più vicino agli umori inquieti e mesti del primo No One's Coming For Us che al suono più compatto del successivo Seems Unfair (tranne forse per Leaving You Behind o la già citata Crab Line). Si tratta di un lavoro sostanzialmente concepito e registrato dal solo Jones: "I put up the first song as soon as that was finished, and then put up the album as soon as that was finished" (ma leggetevi anche il resto della risposta in questa intervista su The405). Nonostante la presenza di alcuni arrangiamenti di synth (addirittura un vocoder in Would That Be An Adventure?), Harolds mantiene quell'immediatezza a bassa fedeltà, quel carattere scarno e asciutto che si adatta bene alle canzoni dei Trust Fund, spesso dal carattere spietato delle istantanee. Anche se il ritmo con cui Jones sta ampliando la sua discografia forse non fa bene alla mia salute, c'è davvero da augurarsi che gli esperimenti DIY continuino con questa prolificità.
Trust Fund - Together
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