Cominciamo questo complicato lunedì di mezzo luglio cercando di renderci la vita migliore. C'è un piccolo disco, cinque tracce appena, che da qualche settimana mi porto in giro e mi ha fatto compagnia più di altri album ben più noti e corposi. Si intitola Hands e lo firma Makai, nome d'arte di Dario Tatoli, già componente di Flowers Or Razorwire, di cui avevamo giusto parlato pochi mesi fa. Hands è fatto di musica elettronica che trabocca malinconia, ma al tempo stesso riesce ad aprirsi a squarci pieni di luce e a trasportarti ad altezze vertiginose (come quelle raggiunte dalla davvero stupefacente Missed). Il trucco di Makai è sapere dosare e amalgamare alla perfezione suoni sintetici quasi glaciali (Sigur Ros in vacanza a Ibiza?), riff di chitarre che potrebbero essere usciti dalle mani di Devendra Banhart (del resto, un'influenza dichiarata) e una voce calda ed emotiva. Ci sono grandi nubi di suoni che si spostano veloci sopra cieli ampi, melodie come venti estivi che viaggiano e portano nubi a rinfrescare la pianura. C'è un'idea di musica che non ha paura di sfidare (come nel maestoso finale di Sofia) toni più epici, che starebbero bene dentro una colonna sonora, magari anche quella della vostra estate.
Makai - Hands
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