Non sono un tipo molto punk né hardcore, eppure ho perso il conto di quante volte ho visto gli Altro dal vivo. Oggi mi sembra un po' diverso, ma c'erano anni in cui essere a un concerto degli Altro era soprattutto una questione di appartenenza, di cuore. Amavo le bordate taglienti della loro musica e le lacerazioni delle parole gridate da Baronciani tanto quanto amavo quelle prime turbolente file, fitte e compatte di gente con l'indice puntato al cielo. E amavo la strada da fare e i posti dove bisognava andare per vedere gli Altro. Spesso non c'era il palco e si stava tutti spalla contro spalla, in cerchio tra gli amplificatori e la batteria, a tiro di sudore dalla band.
L'altro giorno, in una botta di nostalgia, ho cercato su Google "Musica Nelle Valli 2001" e l'unica cosa che ho trovato è stata una sola foto di Giulia Mazza.
Oggi l'idea di "appartenza" è parecchio più sfilacciata, scomposta, inattuale, vecchia. Identico, invece, credo sia il desiderio e il bisogno di fare qualcosa di bello, e di mettersi assieme per un gesto che dia senso a quel fare. Ho già raccontato qui sul blog le iniziative della Barberia, collettivo modenese che si raccoglie intorno a un negozio di barbiere e lì organizza piccoli concerti emozionanti. La Barberia è diventata anche etichetta DIY che pubblica cassette. Dopo il nuovo ep di Wolther Goes Stranger ora hanno realizzato Facciamo Altro, un tributo a Candore, l'album di debutto degli Altro, uno di quei lavori per cui forse è lecito spendere parole come "pietra miliare" o "epocale", almeno per una certa scena, una certa generazione (il disco è ancora in catalogo su Love Boat, mentre Primavera, il prossimo ep degli Altro si può pre-ordinare su To Lose La Track).
Facciamo Altro raccoglie la ristampa in cassetta di Candore sul lato A, mentre sull'altro lato il disco è riletto e celebrato con una serie di cover. Replicare il suono degli Altro è impossibile e insensato. Per questo mi piacciono le diverse maniere in cui le varie band coinvolte hanno cercato di trasmettere il loro amore per quelle canzoni. Nota curiosa, quasi tutte scelgono di rallentare, sbriciolare il muro di elettricità degli originali. C'è Ed che opta per un folk acustico e ipnotico, ci sono gli Amor Fou che innestano elettronica e pathos, ci sono i Modotti che virano verso un rock sporco e abrasivo a bassa fedeltà, ci sono i Calorifero che fanno sembrare Troppo Presto quasi una ballata di Ariel Pink o di Caribou, mentre i Be Forest ricoprono ogni luce con un cupo e scarno shoegaze, e al lato opposto dello spettro Capra dei Gazebo Penguins che gioca con il rumore e sfascia tutto, ci sono i Cosmetic (forse i più fedeli alla fonte) che spingono verso l'indie strappalacrime, ci sono i Karibean che inventano degli impensabili Altro armoniosi, più Sixties e psichedelici, c'è Wolther Goes Stranger che spinge Costanza in freddi territori quasi "chromatici", e poi c'è His Clancyness che cantando per la prima volta in italiano affronta Pitagora in acustico, secco, strappato, parole che tornano a colpire come la prima volta che le abbiamo urlate a un concerto.
Queste versioni sembrano lontanissime, eppure stanno tutte assieme, a confermare quanto sia forte quell'idea di musica che le unisce, che in qualche modo ci unisce ancora.
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