I pariolini di 18 anni sono romantici
Intervista a I Cani
Quando ho ricevuto la loro mail, la schiettezza del tono mi aveva fatto pensare lì per lì a qualche fake o a uno scherzo. Poi ho visto che ne parlava anche Enver e che nel frattempo su Facebook stava nascendo un piccolo caso.
I Cani, con I pariolini di 18 anni, hanno indovinato uno dei probabili tormentoni della mia estate. Ritmo serrato, melodie che sembrano trasandate ma che poi non se ne vanno più dalla testa, e soprattutto un cantato in italiano che, senza rincorrere chissà quali poesie, racconta qualcosa di interessante.
Dopo due canzoni è presto per dare giudizi, ma se il buongiorno si vede dal mattino, questi ragazzi di Roma promettono molto bene. E dato che in giro non si trovano ancora molte informazioni su di loro, ho pensato di rivolgergli qualche domanda.
State facendo girare il nome con un passaparola via blog, facebook e soundcloud: pensate di sfruttare l'anonimato solo come rampa di lancio o tutto il progetto dei Cani resterà in qualche modo avvolto nel mistero? Per esempio, farete mai concerti?
L'anonimato lo vediamo più come un'omissione che come una scelta attiva: non ci piace molto il modo in cui la maggior parte dei gruppi italiani, emergenti o meno, gestisce la propria immagine. Abbiamo deciso di aggirare il problema evitando del tutto di comparire o rivelare la formazione della band. Il mistero non ci dispiace, ma ciò non toglie che nel momento in cui dovessimo, ad esempio, fare un live (che comunque non vediamo come una prospettiva immediata), non avremmo problemi a mostrarci.
La prima volta che ho sentito I pariolini di 18 anni, e ancora di più Wes Anderson, non mi sono venuti in mente riferimenti synth-pop oppure Anni Ottanta, quanto piuttosto ho pensato a una vecchia canzone dei Belle & Sebastian, Electronic Renaissance, che mi ha sempre affascinato perché rappresentava l'approccio di un gruppo indiepop all'elettronica a bassa fedeltà. È qualcosa che in qualche modo avevate presente anche voi? Quali sono gli altri nomi che mettereste nella vostra lista di influenze?
Effettivamente i paragoni con il synth-pop anni '80 ci hanno un po' sorpreso perché non era l'immaginario che avevamo in mente: il pezzo dei B&S che citi è un riferimento molto più calzante, almeno secondo noi. Nella produzione "sporca" abbiamo tenuto conto di roba come Times New Viking o Wavves, che a sua volta deve molto alla scena shoegaze: per quanto riguarda l'aspetto italiano-cantautoriale due nomi che mi sento di citare sono i Diaframma e Max Gazzé.
A giudicare da queste prime due canzoni, il vostro modo di scrivere sembra cercare un equilibrio tra uno sguardo più malinconico ("Io, che ho un po' più di anni, non so che cosa invidio") e un certo ironico disincanto ("Vorrei vivere in un film di Wes Anderson: inquadrature simmetriche, e poi partono i Kinks"). È questo momento sospeso che vogliono raccontare I Cani?
Penso tu abbia individuato perfettamente il nostro sguardo sulle cose: crediamo che disincanto e sincerità estrema siano due facce della stessa medaglia. La scelta di non affidare questi pezzi a una produzione intima o cantautoriale, ma "nasconderli" dietro a un suono pop (per quanto lo-fi), ne rappresenta in un certo senso la logica conseguenza musicale.
L'ultima domanda è forse la più scontata: al di là del "tormentone estivo", perché mai questi pariolini di 18 anni, che dipingete anche con una certa lieve ferocia, sarebbero "gli ultimi veri romantici"?
Sono convinto che chi, come i protagonisti della canzone, ha questo approccio rapace alla vita (specialmente a diciott'anni) sia di fondo un inguaribile sognatore. Io ad esempio non avrei potuto prendere parte ai filmini citati nel brano senza essere sopraffatto dall'ironia della situazione.
Intervista a I Cani
Quando ho ricevuto la loro mail, la schiettezza del tono mi aveva fatto pensare lì per lì a qualche fake o a uno scherzo. Poi ho visto che ne parlava anche Enver e che nel frattempo su Facebook stava nascendo un piccolo caso.
I Cani, con I pariolini di 18 anni, hanno indovinato uno dei probabili tormentoni della mia estate. Ritmo serrato, melodie che sembrano trasandate ma che poi non se ne vanno più dalla testa, e soprattutto un cantato in italiano che, senza rincorrere chissà quali poesie, racconta qualcosa di interessante.
Dopo due canzoni è presto per dare giudizi, ma se il buongiorno si vede dal mattino, questi ragazzi di Roma promettono molto bene. E dato che in giro non si trovano ancora molte informazioni su di loro, ho pensato di rivolgergli qualche domanda.
State facendo girare il nome con un passaparola via blog, facebook e soundcloud: pensate di sfruttare l'anonimato solo come rampa di lancio o tutto il progetto dei Cani resterà in qualche modo avvolto nel mistero? Per esempio, farete mai concerti?
L'anonimato lo vediamo più come un'omissione che come una scelta attiva: non ci piace molto il modo in cui la maggior parte dei gruppi italiani, emergenti o meno, gestisce la propria immagine. Abbiamo deciso di aggirare il problema evitando del tutto di comparire o rivelare la formazione della band. Il mistero non ci dispiace, ma ciò non toglie che nel momento in cui dovessimo, ad esempio, fare un live (che comunque non vediamo come una prospettiva immediata), non avremmo problemi a mostrarci.
La prima volta che ho sentito I pariolini di 18 anni, e ancora di più Wes Anderson, non mi sono venuti in mente riferimenti synth-pop oppure Anni Ottanta, quanto piuttosto ho pensato a una vecchia canzone dei Belle & Sebastian, Electronic Renaissance, che mi ha sempre affascinato perché rappresentava l'approccio di un gruppo indiepop all'elettronica a bassa fedeltà. È qualcosa che in qualche modo avevate presente anche voi? Quali sono gli altri nomi che mettereste nella vostra lista di influenze?
Effettivamente i paragoni con il synth-pop anni '80 ci hanno un po' sorpreso perché non era l'immaginario che avevamo in mente: il pezzo dei B&S che citi è un riferimento molto più calzante, almeno secondo noi. Nella produzione "sporca" abbiamo tenuto conto di roba come Times New Viking o Wavves, che a sua volta deve molto alla scena shoegaze: per quanto riguarda l'aspetto italiano-cantautoriale due nomi che mi sento di citare sono i Diaframma e Max Gazzé.
A giudicare da queste prime due canzoni, il vostro modo di scrivere sembra cercare un equilibrio tra uno sguardo più malinconico ("Io, che ho un po' più di anni, non so che cosa invidio") e un certo ironico disincanto ("Vorrei vivere in un film di Wes Anderson: inquadrature simmetriche, e poi partono i Kinks"). È questo momento sospeso che vogliono raccontare I Cani?
Penso tu abbia individuato perfettamente il nostro sguardo sulle cose: crediamo che disincanto e sincerità estrema siano due facce della stessa medaglia. La scelta di non affidare questi pezzi a una produzione intima o cantautoriale, ma "nasconderli" dietro a un suono pop (per quanto lo-fi), ne rappresenta in un certo senso la logica conseguenza musicale.
L'ultima domanda è forse la più scontata: al di là del "tormentone estivo", perché mai questi pariolini di 18 anni, che dipingete anche con una certa lieve ferocia, sarebbero "gli ultimi veri romantici"?
Sono convinto che chi, come i protagonisti della canzone, ha questo approccio rapace alla vita (specialmente a diciott'anni) sia di fondo un inguaribile sognatore. Io ad esempio non avrei potuto prendere parte ai filmini citati nel brano senza essere sopraffatto dall'ironia della situazione.
Commenti
la confusione regna sovrana
Comunque complimentoni a I Cani, aspetto fiducioso altro materiale.