"Indie clubs ruined my life"

Sarà capitato anche a voi di finire in un club dall'altra parte del mondo a ballare le stesse quattro canzoni che suona il locale dove andate ogni settimana. Esiste una specie di triste corrispettivo "indie" dell'idea di non-luogo, o dobbiamo vedere il bicchiere mezzo pieno e pensare al senso di comunità e di rete? Se lo domanda Chris Beanland su Drowned In Sound (suscitando anche alcuni divertenti commenti).

Commenti

la fagotta ha detto…
mi aspettavo marc augé applicato all'indie, però va be' lo sai che la tua anziana stagista si illumina quando legge i nomi di certe band (lush!).
pieno di vèz in quei commenti.
brugo ha detto…
c'entra 'ncazzo.
però: ho questa cosa per le disco ball. sono 3 minuti che sto fermo lì a guardare la foto.

riguardo il post: sì! è meglio così! abbiamo voluto la globalizzazioe, abbiamo voluto il file sharing, abbiamo osannato l'avvento di hypemachine, abbiamo guardato con simpatia a quello di indie band survival guide, e cos'altro ci dovevamo aspettare?