Correcto
Avevamo conosciuto il nome dei Correcto lo scorso autunno, con il primo singolo Joni e il buzz che ne era seguito: una band che vede al suo interno Paul Thomson, batterista dei Franz Ferdinand, e al basso Patrick Doyle dei Royal We (la più fugace apparizione indiepop del 2007) si fa di certo notare.
L'evidente eredità del sound di Glasgow, le radici post punk alla Postcard Records, la connessione con i Life Without Buildings nella prima formazione e soprattutto l'interesse immediato della Domino Records: tutti elementi che creavano un bel po' di aspettative.
Alla voce un certo Danny Saunders, non proprio un ragazzino alle prime armi, che raccontava di scrivere canzoni guardando la tv del mattino, prima di uscire per andare a lavorare.
Finalmente è arrivato questo omonimo album d'esordio, tirato come te lo potevi aspettare. Dodici tracce in trenta minuti, con alcuni momenti davvero brillanti e già pronti per la pista, sempre che qualcuno ancora balli con le chitarre. Downs o il secondo singolo Do It Better (già linkato qui qualche giorno fa) sembrano la migliore versione aggiornata di una hit dei Buzzcocks, mentre altrove Saunders si diverte a spingere sugli accenti più apertamente Fall e Pistols (No One Under 30 oppure Here It Comes, per me un filo troppo aggressive).
Ma quello che alla lunga mi ha davvero colpito di questo bel disco sono state le ballate. Perdenti e alcoliche, dirette, del tutto sconsolate senza essere banalmente tristi. Mi si sono appiccicate addosso all'istante.
Save Your Sorrow e la sua storia di stralunata inadeguatezza, il gran finale di When You Get Away From Me, cantata dopo l'ora di chiusura del pub, e soprattutto Walking To Town, rovinata dichiarazione d'amore e ideale colonna sonora per un San Valentino disgraziato e solitario.
>>>(mp3): Correcto - Walking To Town
Avevamo conosciuto il nome dei Correcto lo scorso autunno, con il primo singolo Joni e il buzz che ne era seguito: una band che vede al suo interno Paul Thomson, batterista dei Franz Ferdinand, e al basso Patrick Doyle dei Royal We (la più fugace apparizione indiepop del 2007) si fa di certo notare.
L'evidente eredità del sound di Glasgow, le radici post punk alla Postcard Records, la connessione con i Life Without Buildings nella prima formazione e soprattutto l'interesse immediato della Domino Records: tutti elementi che creavano un bel po' di aspettative.
Alla voce un certo Danny Saunders, non proprio un ragazzino alle prime armi, che raccontava di scrivere canzoni guardando la tv del mattino, prima di uscire per andare a lavorare.
Finalmente è arrivato questo omonimo album d'esordio, tirato come te lo potevi aspettare. Dodici tracce in trenta minuti, con alcuni momenti davvero brillanti e già pronti per la pista, sempre che qualcuno ancora balli con le chitarre. Downs o il secondo singolo Do It Better (già linkato qui qualche giorno fa) sembrano la migliore versione aggiornata di una hit dei Buzzcocks, mentre altrove Saunders si diverte a spingere sugli accenti più apertamente Fall e Pistols (No One Under 30 oppure Here It Comes, per me un filo troppo aggressive).
Ma quello che alla lunga mi ha davvero colpito di questo bel disco sono state le ballate. Perdenti e alcoliche, dirette, del tutto sconsolate senza essere banalmente tristi. Mi si sono appiccicate addosso all'istante.
Save Your Sorrow e la sua storia di stralunata inadeguatezza, il gran finale di When You Get Away From Me, cantata dopo l'ora di chiusura del pub, e soprattutto Walking To Town, rovinata dichiarazione d'amore e ideale colonna sonora per un San Valentino disgraziato e solitario.
>>>(mp3): Correcto - Walking To Town
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