Rerun baby, rerun

In questa stagione, ogni palinsesto si abbandona al mare calmo delle repliche. E così, anche a me, pigro, è venuta voglia di mandare in onda un paio di recensioni scritte alcuni mesi fa per Losing Today, e che mi piace ricordare su queste pagine...


 Strip Squad - ' The Adventures of Strip Squad' Strip Squad, The Adventures of Strip Squad

In un certo senso, vorrei dire che gli Strip Squad sono il gruppo che in questo momento rappresenta e riassume al meglio l'intera rigogliosa scena indiepop svedese. Non solo per il loro divertito giocare le mosse del lo-fi, dell'elettronica di seconda mano, della dissimulazione di modelli alti (sono stati tirati in ballo perfino Belle & Sebastian e Postal Service). Quanto per il loro genuino e innocente condensare tutte le qualità e caratteristiche che in quella scena, forse in chi la vive ancora più che nelle singole band, si possono ritrovare. Gli Strip Squad sono il gruppo più licenzioso (non ho detto sconcio) e al tempo stesso più capace di adolescenziale malinconia che si possa immaginare. Tutto qui: l'urgenza ancora non aggressiva del sesso giovane, quei sorrisi che fanno togliere vestiti di corsa, e l'inaspettata scoperta che «A love so bright it gave suntans. Our love produced misery... unplanned». Tale intreccio viene filtrato da un'intelligenza e un'autoironia che tolgono il fiato: quanti potrebbero intitolare una canzone Unreliable Narrator senza risultare pedanti? È qualcosa che va al di là di formidabili ritornelli in cui si racconta di indie club dove chi ci piace non ci fila di striscio, o di telefonate in cui si spartiscono i ruoli di perversa ed esperto. Le canzoni del quintetto di Malmö sono polaroid infilate nella cornice di uno specchio dove, dopo tutti questi anni, cerchiamo ancora il nostro sguardo.

A proposito: sembra che una nota etichetta italiana abbia contattato i nostri amati Strip Squad. Vedremo nei prossimi mesi come evolveranno le cose. Intanto l'8 agosto la banda di Malmö pubblicherà sul proprio sito una canzone inedita, la prima dopo questo strepitoso album. E un paio di giorni dopo, finalmente, li vedrò sul palco di Emmaboda. E l'estate, allora, avrà un senso.

Perché ieri sera, mentre fuori cadeva una pioggia sottile che non rinfrescava e io ritornavo sull'ultimo disco dei Television Personalities, mi sono reso conto che nella mia testa ogni idea di stagione, riconoscibile e separata dalle altre, ogni tentativo di pensare gli anni in successione, dentro, a poco a poco si sta squagliando.


 Television Personalities - 'My Dark Places' Television Personalities, My Dark Places

There's No Beautiful Way To Say Goodbye: questo disco è tutto nelle parole della canzone che lo chiude. L'album che, dopo circa un decennio, segna il ritorno di Daniel Treacy e dei suoi Television Personalities, da sempre annoverati tra i padri di quello che poi venne chiamato indiepop. Pubblicato un po' a sorpresa dalla prestigiosa Domino, My Dark Places mette un certo disagio all'ascoltatore. Anche chi non conosce le tribolazioni della biografia di Treacy, anche chi non prova alcuna commozione a sentirlo cantare Sick Again, anche chi non percepisce la forzata finzione di giostre e filastrocche come They'll Have To Catch Us First o della title track, anche chi non coglie i rimandi al nume di Syd Barrett nell'allucinante e indecifrabile singolo All The Young Children On Crack o nella penosa parata di Ex-Girlfriend Club, di fronte a una tale mostra di disarmante sincerità - che non si fa mai arrendevolezza - non può che rimanere scosso. Ma è in certe nude ballate che oggi i TV Personalities mostrano di essere ancora grandi e ancora grandiosamente fragili: Dream The Sweetest Dreams, I Hope You're Happy Now oppure No More I Hate Yous, nel caso di Dan Treacy vanno oltre il fatto di essere opere di un cantante, e come tali passibili di essere giudicate. Sono un addio, il nostro.

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