"The summer's out of reach"
Ci sono anni in cui si capisce tutto prima. Già a maggio puoi dire se quell'estate andranno le gonne longuette o i pantaloni Capri, il rosa in tutte le sue sfumature oppure gli occhiali enormi di Gucci. Qualcosa, una forma riconoscibile, unirà il tempo e le persone nei ricordi di quella stagione. Sarà il corredo illustrato del tormentone estivo, quella canzone che subito era sembrata fatta apposta per venire suonata nel riverbero amplificato degli altoparlanti sulle spiagge o nelle autoradio sotto il sole.
Per quanto riguarda il tormentone, pare improbabile che ci libereremo di Crazy degli Gnarls Barkley per i prossimi mesi. Invece, stando a quanto vedo qui in città, riesce difficile immaginarsi una moda altrettanto identificabile. Sembra quasi che l'estate 2006 non sia ancora riuscita a esprimere una propria precisa personalità.
Nelle prime notti calde di questo giugno mi sono trovato nel chiostro affollato di Vicolo Bolognetti, in mezzo a centinaia di persone nel cortile di Villa Serena, mi sono seduto a bere in Piazza Santo Stefano, ho percorso svariate volte Via Zamboni e persino Via del Pratello.
A parte quelli che in effetti sembravano appena usciti da un profilo di MySpace, e tralasciando una certa diffusa noncuranza, che fa sembrare tutti quanti appena arrivati dalla Street Rave Parade, mi pare che questa stagione incolore ci abbia riservato finora poche novità sul fronte dello stile.
Sarebbe bello credere a un'utopia a pois (per quanto mi trovi più d'accordo con Salvatore), ma sono passato davanti alle vetrine di Miss Sixty e Diesel, ho notato i ragazzi che facevano compere da Scout e addirittura Sisley, ho spiato fanciulle che entravano in gruppo da Pimkie e H&M, ho girato in lungo e in largo Via Indipendenza, Via San Felice, la Montagnola... Non ho trovato nulla. Dov'è l'estate del 2006?
Ci sono anni in cui si capisce tutto prima. Già a maggio puoi dire se quell'estate andranno le gonne longuette o i pantaloni Capri, il rosa in tutte le sue sfumature oppure gli occhiali enormi di Gucci. Qualcosa, una forma riconoscibile, unirà il tempo e le persone nei ricordi di quella stagione. Sarà il corredo illustrato del tormentone estivo, quella canzone che subito era sembrata fatta apposta per venire suonata nel riverbero amplificato degli altoparlanti sulle spiagge o nelle autoradio sotto il sole.
Per quanto riguarda il tormentone, pare improbabile che ci libereremo di Crazy degli Gnarls Barkley per i prossimi mesi. Invece, stando a quanto vedo qui in città, riesce difficile immaginarsi una moda altrettanto identificabile. Sembra quasi che l'estate 2006 non sia ancora riuscita a esprimere una propria precisa personalità.
Nelle prime notti calde di questo giugno mi sono trovato nel chiostro affollato di Vicolo Bolognetti, in mezzo a centinaia di persone nel cortile di Villa Serena, mi sono seduto a bere in Piazza Santo Stefano, ho percorso svariate volte Via Zamboni e persino Via del Pratello.
A parte quelli che in effetti sembravano appena usciti da un profilo di MySpace, e tralasciando una certa diffusa noncuranza, che fa sembrare tutti quanti appena arrivati dalla Street Rave Parade, mi pare che questa stagione incolore ci abbia riservato finora poche novità sul fronte dello stile.
Sarebbe bello credere a un'utopia a pois (per quanto mi trovi più d'accordo con Salvatore), ma sono passato davanti alle vetrine di Miss Sixty e Diesel, ho notato i ragazzi che facevano compere da Scout e addirittura Sisley, ho spiato fanciulle che entravano in gruppo da Pimkie e H&M, ho girato in lungo e in largo Via Indipendenza, Via San Felice, la Montagnola... Non ho trovato nulla. Dov'è l'estate del 2006?
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