Regali per noi
Questo post parla di regali. Regali che a volte ci hanno fatto gruppi che ascoltiamo, altre volte gente che neppure conoscevamo.
Trovo ancora fantastico che qualcuno decida di dare proprio a noi un cd con la musica che ha messo insieme. In questi anni di blog e di radio ce ne hanno regalati alcuni, e io non sempre sapevo come ringraziare. Non siamo giornalisti, né siamo nel business. Questa volta provo allora con un post.
- The Atomic Loosers, s/t - Sono i primi a venirmi in mente. Ho scoperto che esistono ancora e che me li sono persi poco tempo fa dal vivo a Villa Serena. Andrea, il chitarrista, mi passò un loro cd con otto pezzi ai tempi di Zero In Condotta, più di un anno fa, e io non gli scrissi mai, nemmeno una mail di due righe. Perché faccio così?
Eppure i numeri ci sono. Sotto una robusta pelle punk, nascondono un'anima garage, ed è quella forse più interessante, soprattutto grazie alla convincente voce. A tratti, riecheggiano gli Stooges, altrove li si vorrebbe più apertamente stonesiani. Prometto che andrò a vederli in concerto.
- Interflug, My Casio scripts / Cheap music for cheap people - Il nome degli Skoda me lo ricordavo da una compilation della Ouzel Records. Di quel duo è rimasto Giacomo Botta, nel frattempo migrato a Helsinki, che con il moniker Interflug continua a suonare elettropop, spesso e volentieri mescolato a episodi acustici. Immaginate una specie di versione lo-fi di Postal Service (tanto per fare un nome noto), dove però la facilità delle melodie viene in qualche modo sempre sfasata da un uso dell'elettronica molto più naif e meno diretto, e da una voce timida e sperduta.
C'è una tremenda malinconia (soprattuto quando chitarra e voce restano nude) che mi lascia in testa poche parole di qualche canzone e non me ne libero per giorni. Cose sconnesse e apparentemente insignificanti, il corrispondente sonoro di un inverno qualunque e di tutte le cose a caso che ci capitano dentro (perdere una sciarpa, aggiornare il sistema operativo, scendere alla rosticceria cinese).
Menzione d'onore per i piccoli, delicati e "inutili" inni generazionali di nessuno che sono alcuni dei pezzi in italiano, come Gioventù colossale e La vita da studente (mi sta uccidendo).
Interflug sarebbe molto bello vederlo l'anno prossimo a Murato.
(mp3: My Casio Scripts)
- Mersenne, Fishes say blu blu - I Mersenne li conoscevo per averli seguiti in almeno un paio di occasioni dal vivo, divertendomi sempre molto, anche se i loro pezzi durano a volte quel minuto di troppo.
Le influenze indie rock sono ben chiare ma al tempo stesso mai invadenti, e la band trova da subito la propria strada con sicurezza. In pezzi tirati come Clerks o Teenage c'è tutto il meglio degli Anni Novanta che sono piaciuti a noi, belli frammentati e al tempo stesso epici. In altri momenti dilatano e si allontanano da quell'asciuttezza che la formazione a trio permette loro.
Senza dubbio, però, quello dei Mersenne è un nome da tenere a mente per i prossimi dodici mesi.
- Lello Voce, Fast blood - Sì, d'accordo, Lello Voce non è certo una band né un cantautore agli esordi, ma visto che l'operosa Proserpina sta promuovendo il cd via blog mi sembra giusto parlarne in questa sede.
Ammetto di conoscere Lello Voce più per le sue inchieste sul G8 di Genova che per le sue poesie. Finalmente lo sento all'opera con questo disco che raccoglie suoi spoken words su musiche di Frank Nemola. I testi hanno la forma di una recitazione molto calda, quasi rap (tutto l'opposto della secchezza di un Emidio Clementi, per dire, il quale pure viene in mente dopo pochi secondi d'ascolto), mentre le musiche sono un jazz elettronico e fluido, algido ed elegante.
Ecco, se posso trovare un difetto a questo lavoro, almeno dal punto di vista musicale (da quello letterario o politico mi pare si possa obiettare ben poco), mi aspettavo maggiore interazione tra i due elementi. Si è fatto tanto per realizzare ques'opera, e la consapevolezza che la sostiene è ampiamente illustrata nel libretto che l'accompagna, e poi alla fine tutto quello che si ha è Lello Voce che legge benissimo cose davvero notevoli sopra musiche molto belle. Resta quasi l'impressione che avrebbero potuto essere altre.
L'esperienza dell'ascolto rimane in ogni caso molto forte, e la lunga serie di spettacoli con i quali Voce ha portato in giro Fast Blood lo testimonia.
Questo post parla di regali. Regali che a volte ci hanno fatto gruppi che ascoltiamo, altre volte gente che neppure conoscevamo.
Trovo ancora fantastico che qualcuno decida di dare proprio a noi un cd con la musica che ha messo insieme. In questi anni di blog e di radio ce ne hanno regalati alcuni, e io non sempre sapevo come ringraziare. Non siamo giornalisti, né siamo nel business. Questa volta provo allora con un post.
- The Atomic Loosers, s/t - Sono i primi a venirmi in mente. Ho scoperto che esistono ancora e che me li sono persi poco tempo fa dal vivo a Villa Serena. Andrea, il chitarrista, mi passò un loro cd con otto pezzi ai tempi di Zero In Condotta, più di un anno fa, e io non gli scrissi mai, nemmeno una mail di due righe. Perché faccio così?
Eppure i numeri ci sono. Sotto una robusta pelle punk, nascondono un'anima garage, ed è quella forse più interessante, soprattutto grazie alla convincente voce. A tratti, riecheggiano gli Stooges, altrove li si vorrebbe più apertamente stonesiani. Prometto che andrò a vederli in concerto.
- Interflug, My Casio scripts / Cheap music for cheap people - Il nome degli Skoda me lo ricordavo da una compilation della Ouzel Records. Di quel duo è rimasto Giacomo Botta, nel frattempo migrato a Helsinki, che con il moniker Interflug continua a suonare elettropop, spesso e volentieri mescolato a episodi acustici. Immaginate una specie di versione lo-fi di Postal Service (tanto per fare un nome noto), dove però la facilità delle melodie viene in qualche modo sempre sfasata da un uso dell'elettronica molto più naif e meno diretto, e da una voce timida e sperduta.
C'è una tremenda malinconia (soprattuto quando chitarra e voce restano nude) che mi lascia in testa poche parole di qualche canzone e non me ne libero per giorni. Cose sconnesse e apparentemente insignificanti, il corrispondente sonoro di un inverno qualunque e di tutte le cose a caso che ci capitano dentro (perdere una sciarpa, aggiornare il sistema operativo, scendere alla rosticceria cinese).
Menzione d'onore per i piccoli, delicati e "inutili" inni generazionali di nessuno che sono alcuni dei pezzi in italiano, come Gioventù colossale e La vita da studente (mi sta uccidendo).
Interflug sarebbe molto bello vederlo l'anno prossimo a Murato.
(mp3: My Casio Scripts)
- Mersenne, Fishes say blu blu - I Mersenne li conoscevo per averli seguiti in almeno un paio di occasioni dal vivo, divertendomi sempre molto, anche se i loro pezzi durano a volte quel minuto di troppo.
Le influenze indie rock sono ben chiare ma al tempo stesso mai invadenti, e la band trova da subito la propria strada con sicurezza. In pezzi tirati come Clerks o Teenage c'è tutto il meglio degli Anni Novanta che sono piaciuti a noi, belli frammentati e al tempo stesso epici. In altri momenti dilatano e si allontanano da quell'asciuttezza che la formazione a trio permette loro.
Senza dubbio, però, quello dei Mersenne è un nome da tenere a mente per i prossimi dodici mesi.
- Lello Voce, Fast blood - Sì, d'accordo, Lello Voce non è certo una band né un cantautore agli esordi, ma visto che l'operosa Proserpina sta promuovendo il cd via blog mi sembra giusto parlarne in questa sede.
Ammetto di conoscere Lello Voce più per le sue inchieste sul G8 di Genova che per le sue poesie. Finalmente lo sento all'opera con questo disco che raccoglie suoi spoken words su musiche di Frank Nemola. I testi hanno la forma di una recitazione molto calda, quasi rap (tutto l'opposto della secchezza di un Emidio Clementi, per dire, il quale pure viene in mente dopo pochi secondi d'ascolto), mentre le musiche sono un jazz elettronico e fluido, algido ed elegante.
Ecco, se posso trovare un difetto a questo lavoro, almeno dal punto di vista musicale (da quello letterario o politico mi pare si possa obiettare ben poco), mi aspettavo maggiore interazione tra i due elementi. Si è fatto tanto per realizzare ques'opera, e la consapevolezza che la sostiene è ampiamente illustrata nel libretto che l'accompagna, e poi alla fine tutto quello che si ha è Lello Voce che legge benissimo cose davvero notevoli sopra musiche molto belle. Resta quasi l'impressione che avrebbero potuto essere altre.
L'esperienza dell'ascolto rimane in ogni caso molto forte, e la lunga serie di spettacoli con i quali Voce ha portato in giro Fast Blood lo testimonia.
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