Addio alla Torre

Questa è la polaroid di una casa vuota, in cima ai tetti di Bologna.
È piena di scatole e sedie in mezzo alla stanza, poster arrotolati in piedi contro il muro, pile di piatti avvolti nella carta da giornale appoggiate per terra, giacche ammucchiate dagli anni passati che nessuno metterebbe più. Dietro la porta, dentro un secchio giallo, detersivi e un flacone di alcol.
Ma nonostante il disordine la casa è già vuota, sta per essere chiusa, e sulla tua faccia (perché nella foto non poteva mancare la tua faccia che guarda fuori dalla finestra) è disegnata la preoccupazione che chi arriverà dopo di te sappia prendersi cura dei fragili infissi, dei gradini zoppi e dell'acqua che piove dal solaio.

Avere cura della città che si vede dalla propria finestra.

Hai notato anche tu che conosciamo soltanto gente che abita all'ultimo piano?

E poi sei preoccupato per gli odori che hai lasciato in giro. Malgrado ogni tua premura, il frigorifero sembra abitato da un perenne produmo di melone, e l'odore dei tuoi capelli sembra essere l'ultima cosa che vuole rimanere di te dopo che hai cambiato aria per tutto il giorno.
Ma l'ultima preoccupazione sul tuo volto è per il disco che hai in mano, per quell'azzurro sbiadito che ti eri promesso di tenere lontano, almeno per questa volta. E invece lo stai facendo, eccolo lì, e stai salutando la vecchia casa.

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