(scusa, non mi trattengo, lo devo dire) Spero che Erik, fortunatamente dall'altra parte del globo, non possa vedere mai le immagini del rappresentante ufficiale della sua patria agli occhi del mondo.
Comunque, ancora sulla scia dei pensieri di Porto Alegre, oggi ci arriva questo nuovo pezzo (e già si avvertono le prime contaminazioni balneari...) e volentieri lo pubblichiamo.


Disobbedienza e rhum
Ignacio Ramonet, direttore di Le Monde Diplomatique
In una plenaria del Forum Sociale Mondiale ho sentito Ramonet, il direttore di Le monde diplomatique, proporre l'idea di una nuova "ecologia della comunicazione". Subito mi sono stranito perché l'etichetta mi suonava un po' fasulla, tipo quella di "disobbedienza sociale". Poi in nove minuti netti Ramonet mi ha messo l'animo tranquillo. Anche se la sua fertile analisi del mondo della comunicazione non è riuscita a persuadermi del tutto sulla scelta "ecologica", mi quasi convinto, invece, della possibile fertilità della "disobbedienza sociale".

Dondolandomi sull'amaca ne discutevo pochi giorni fa con Valerio (gia rientrato al freddo: forza e coraggio compagno!). Gli raccontavo che sentire parlare oggi di occupazioni come forma di disobbedienza sociale mi lasciava piuttosto sconcertato. Lui, da yabastino "de fero", mi ha richiamato all'onestà intellettuale: sappiamo tutti che la "disobbedienza sociale" è ancora solo uno scatolone e che sarà il lavoro dei prossimi mesi a riempirlo. Uno a zero, palla al centro.

Valerio mi ha pure confidato un segreto: il dibattito intorno a quest'argomento é più che mai acceso tra i disobbedienti. Da una parte chi vuole continuare a fare di pratiche e slogan l'identità politica disobbediente. Dall'altra, chi è più consapevole dell'essere scatolone della disobbedienza, e la vorrebbe riempire insieme al "movimento" (parti riconoscibili più geograficamente che attraverso le etichette politiche, da quanto ho colto). Via Mattei è stato un primo tassello, vedremo i prossimi.

Ci siamo lanciati sul coca e rhum felici della parte dotta e costruttiva delle chiacchiere, e il resto della conversazione è rimasto sul fondo di qualche bicchiere di troppo. La mattina dopo, raccogliendo le mie cianfrusaglie per ripartire, un'altra intuizione mi ha colto nel bel mezzo del mal di testa: "Azione comunicativa decentrata". L'ho sentito dire in giro per il forum senza farci troppo caso. Cosa cazzo significa? Anche qui s'intravedono i contorni, ma sfugge l'immagine al centro, probabilmente non è un caso.

In parte il forum può sicuramente essere definito così come tale. Una vecchia babbiona canadese teneva un seminario dal titolo "La resistenza è creativa", qualcosa simile all'anonima alcolisti da cui, quando bisognava presentarsi e dire come la si pensa, ho visto bene di scappare a gambe levate. Lei e i suoi fottuti patchwork da scuola elementare che aveva orgogliosamente appeso per tutta l'aula! Una volta fuori ho vagato un'ora alla ricerca di una birra, mentre il "Cosa cazzo ci faccio io qui?" continuava a girarmi in testa. Di birra dentro lo spazio del Forum, nada.

Grazie Noam: sì, sono ignorante, molto gentile a ricordarmeloAzione comunicativa decentrata rispetto a me, ecco. Odioso, sincero, al di là del bene e del male. In ogni modo, meglio di Chomsky, sicuramente più decentrata. All'ovazione del pubblico quando gli é stata data la parola come "maestro", ha risposto con novanta minuti di lezione monotona. Nulla che non avesse già scritto, non una battuta, nemmeno un po' di carica per chi si preoccupa "delli mali dello mondo", ma che non può fare a meno di pensare anche ai propri. Grazie Noam: sì, sono ignorante, molto gentile a ricordarmelo. Sì, mi sto un po' perdendo. Ecologia della comunicazione? Disobbedienza sociale? Azione comunicativa decentrata? Non amo queste etichette. Del resto non amo nemmeno la capigliatura di Bernocchi, ma fino all'istituzione di un commissario politico per l'estetica del movimento (Dio sa quanto ce ne sarebbe bisogno!), l'unica cosa che posso fare è continuare a portare la mia non-chioma in movimento, giusto per disarmare di argomenti "politici" giornali e parlamentari, vassalli e valvassori, che non hanno esitato a dar contro a Berlinguer sempre e solo per l'età. Sì, non amo le etichette, ma è ora di piantarla con la fase anale adolescenziale che sta appassionando il nostro paese.

Erik

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