"Volevamo suonare come i Television Personalities, ma allo stesso tempo volevamo anche le chitarre Anni Novanta dei Guided By Voices": qualcuno potrebbe sostenere che i ragazzi non hanno le idee chiare, ma io sono convinto che invece abbiano un'idea precisa e fortissima della tensione che può nascere da quella specie di contraddizione. Loro sono gli Eggs (niente sito o social, a quanto pare, e anche poche foto in giro: trovo solo una pagina mezza vuota ma già abbastanza eloquente su YouTube), vengono da Parigi e facevano parte di alcune altre giovani band della capitale, come Bootchy Temple e Joujou Jaguar. Se li avessi scoperti in tempo, appena era uscito il loro EP d'esordio, poco prima di Natale, li avrei molto probabilmente infilati last minute nella classifica dei dischi di fine anno, nonostante Eggs sia composto soltanto da quattro canzoni. Perché tutte le classifiche dovrebbero tenere conto soltanto di questi innamoramenti fulminei, totali e intransigenti. Quattro canzoni in cui l'esito di quella tensione scatena un suono molto Flying Nun: a volte fanno venire in mente proprio i Clean più scintilanti, strati di chitarre jangling che si perdono dentro organi ostinati e cori che sembrano buttare via tutta la casa, la storia, il senso delle parole. Una musica così impetuosa e sentimentale che non ti accorgi quanto la superficie possa apparire lo-fi, ruvida e irregolare. Dentro, invece, dentro è tutto uno scalpitare e fremere ("I'm asking to myself why don't you wanna beat on my heart to change?"), proprio come scalpitavano e fremevano certe canzoni Sarah o Postcard sotto il loro vestito curato ma poco appariscente. E l'unica cosa che chiedo ora è che gli Eggs facciano presto un nuovo disco e non spariscano subito come "tutti quei gruppi che dovevano pubblicare soltanto un 45 giri e poi dire addio".
(via Hellzapoppin Records / Howlin Banana Records)
Commenti