Sulla scia di Indurain

 Indurain - 'Hornstull Cinema' «I'm in the business of lost dreams...»

Nella migliore delle ipotesi, i vecchi cinema dove andavamo da bambini sono stati convertiti in multisale. Le strade del quartiere dove siamo cresciuti hanno subito indifferentemente il degrado oppue qualche astuta opera di gentrification.
«The same stores and shopping malls, everywhere / are making my soul old and cold».
Noi indiesnob, intanto, ci siamo rifugiati coi nostri ricordi nelle nostre camerette, ma non sempre basta:
«When I leave home / I go nowhere / Quand je rentre a la maison / Je ne sais pas quoi faire».
La musica degli Indurain parla di questo, del non riconoscersi più nei luoghi e del perdersi dietro agrodolci madeleine.
Gli Indurain sono Johan e Mikko, già tra gli autori di L'Amour A Trois, uno dei più interessanti blog musicali svedesi. Scrivono canzoni piene di un'eleganza abbastanza fuori moda, capaci di mettere assieme ukulele ed elettronica, campionamenti e vecchi merletti.
Citano Pascal, De Maistre e Von Humboldt, prendono il nome da un leggendario ciclista basco, e fanno di tutto per non essere "fashionably lazy": beata gioventù. Però dentro The Trip ci sono Flaming Lips in miniatura, Hornstull Cinema ha la malinconia sorniona di certo Paolo Conte e altrove l'approccio è ancora più intimo, quasi da Kings Of Convenience. E io mi sono innamorato delle loro canzoni per tutto questo.

>>> The Trip
>>> Hornstull Cinema

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