La musica è stanca
La carta pure
Come molti di voi, ho comprato l'ultimo numero di XL, un po' incuriosito dal servizio sulla (nuova?) scena (indie?) italiana e dal vedere un paio di facce note in copertina.
Non ho voglia di commentare l'articolo, altri hanno già sparato a zero, con gran divertimento di chi lamenta la "deriva rockit" dell'Italia. Ok, io passo.
Mi limito a dire che purtroppo in quelle dieci pagine si parla abbastanza poco della musica rappresentata da quella foto di gruppo, e magari si potevano approfondire aspetti più pratici. Lasciato così, un po' manifesto un po' sfogo, non mi pare che il discorso faccia molti passi avanti. E non viene dato nemmeno tanto spazio a Il Paese è reale, la compilation curata dagli Afterhours che dovrebbe essere proprio l'occasione del servizio.
L'unica annotazione che mi sento di fare è per XL in generale. Non lo vedevo da parecchio tempo. Mi ha dato davvero un'impressione di stanchezza. Tranne un paio di articoli (Philopat sul Cox18, un sassolino nella scarpa di Ammaniti) mi è sembrata una rivista messa assieme senza un'idea di pubblico, tenendo come target gli addetti degli uffici stampa. Tutto a posto, pulito, foto grandi, ma sfogliando chi si ferma a leggere? Posso capirlo: è tempo di crisi ed è difficile vendere pubblicità, ma senza lanciare nessuna sfida (vedi in altro campo il tentativo di Wired) non so come le pagine di carta possano sopravvivere al Web.
La carta pure
Come molti di voi, ho comprato l'ultimo numero di XL, un po' incuriosito dal servizio sulla (nuova?) scena (indie?) italiana e dal vedere un paio di facce note in copertina.
Non ho voglia di commentare l'articolo, altri hanno già sparato a zero, con gran divertimento di chi lamenta la "deriva rockit" dell'Italia. Ok, io passo.
Mi limito a dire che purtroppo in quelle dieci pagine si parla abbastanza poco della musica rappresentata da quella foto di gruppo, e magari si potevano approfondire aspetti più pratici. Lasciato così, un po' manifesto un po' sfogo, non mi pare che il discorso faccia molti passi avanti. E non viene dato nemmeno tanto spazio a Il Paese è reale, la compilation curata dagli Afterhours che dovrebbe essere proprio l'occasione del servizio.
L'unica annotazione che mi sento di fare è per XL in generale. Non lo vedevo da parecchio tempo. Mi ha dato davvero un'impressione di stanchezza. Tranne un paio di articoli (Philopat sul Cox18, un sassolino nella scarpa di Ammaniti) mi è sembrata una rivista messa assieme senza un'idea di pubblico, tenendo come target gli addetti degli uffici stampa. Tutto a posto, pulito, foto grandi, ma sfogliando chi si ferma a leggere? Posso capirlo: è tempo di crisi ed è difficile vendere pubblicità, ma senza lanciare nessuna sfida (vedi in altro campo il tentativo di Wired) non so come le pagine di carta possano sopravvivere al Web.
Commenti
Alli: non sono in grado di giudicare Wired, però ho visto che almeno mettono alla prova il lettore, anche con cose che non mi piacciono, e che cercano di lasciargli qualcosa. Il numero di XL che ho letto è quasi trasparente, insapore.
A me Wired non è piaciuto per niente.
Onan: mi fido del parere di tuo figlio, sicuramente più vicino di me a certe cose.
Su Wired invece mi pare si possa dire che almeno hanno fatto un tentativo di non assecondare il lettore italiano, e non è poco.
ciao, e.
Mentre XL non l'ho proprio mai comprato e credo mai lo farò (solo sfogliato un paio volte), d'altronde da un bel po' non compro più nemmeno l'unico giornale italiano che ero solito...