I want what I want

Allison Crutchfield

Per essere descritto, di solito, come un "break-up album", Tourist In This Town di Allison Crutchfield, mi sembra un disco che sprigiona una forza e una determinazione non comuni in questa categoria. Non c'è momento di (comprensibile) sconforto a cui non corrisponda un momento di gioia, se non addirittura di euforia. Per ogni "Cry my eyes out the moment we leave town" c'è sempre un "I should take care of me", che può anche trasformarsi in un netto "I want what I want", ed è qui che questo disco diventa importante.
Anche i giorni più tristi sono sempre accompagnati da un'analisi impietosa di tutto quello che le capita (la mia preferita: "I'm so narcissistic I want you to be obsessed with me"). Ma quello che a volte i racconti forse perdono in passione e profondità, lo guadagnano in lucidità: "I keep confusing love and nostalgia".
La Crutchfield ha parlato in maniera molto aperta della fine della sua storia con Kyle Gilbride, chitarrista insieme a lei negli Swearin, e della sua vita personale in questa fase di passaggio. Le canzoni di questo disco hanno finito per diventare frammenti di diario di quel periodo burrascoso. Quelle burrasche in cui, una volta o l'altra, siamo passati tutti, e in cui non è difficile identificarsi: "I was angry with you but I still wondered if you miss me".
La persona che la voce narrante ha di fronte ormai ha trovato il modo di giustificarsi con sé stesso e diventa, a poco poco, sempre più opaco. Non è un caso che le ultime parole del disco siano "More than anything, I just wish I didn't care": bisogna superare questa fase, qualcosa di nuovo è già qui (Secret Lives and Deaths), e allora è lo stesso lento e faticoso mutamento del desiderio a essere terapeutico, liberatorio.
La Crutchfield si stacca dal suo passato anche a livello sonoro, impiegando molti synth (grazie alla produzione di Jeff Zeigler) e giocando con atmosfere più pop e leggere che mai. Le riesce molto bene, soprattutto in singoli come Dean's Room e I Don’t Ever Wanna Leave California. Forse sembrerà a qualcuno che in questo disco non si parli di massimi sistemi, e magari queste canzoni non sono esattamente una sferzante critica alla società patriarcale, eppure raccontano in maniera esemplare come una donna, tra mille ansie e complicazioni, riesca a trovare la proria voce.




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