Bitch better have my music critics


L'altro giorno, mentre la maggior parte delle persone che conosco e si interessa di musica si accaniva a discutere su facebook le ultime notizie riguardanti Adele, negli Stati Uniti, tra le pagine musicali di Yahoo, compariva per breve tempo una recensione di Anti, il nuovo album di Rihanna. La cosa interessante era che il disco in questione non era ancora uscito né era stato ascoltato da nessuno, e la bozza pubblicata per errore si è rivelata essere una delle cose più surreali e post-moderne lette in giro (cliccate lo screenshot qui sopra per farvene un'idea). Frasi generiche con spazi pronti da compilare per fornire un minimo di contesto, descrizioni che potrebbero tornare buone più o meno per qualunque disco, una scrittura del tutto sterilizzata, priva di forma e partecipazione.
Ho trovato l'incidente uno di quei piccoli ma illuminanti momenti in cui lo spirito del tempo si scopre e si rivela in tutta la sua disarmante essenza. Anche tenendo conto del fatto che, ormai da anni, le recensioni sono ormai il genere letterario più a buon mercato che si possa trovare (anzi, quasi senza più mercato, direi), osservare in maniera così aperta e lampante il "parlare" intorno alla musica ridotto a una condizione Human Centipede è piuttosto desolante.
A qualcuno potrebbe tornare in mente il famoso (?) "caso Fake Cab For Cutie" di qualche anno fa, ma qui mi pare siamo ancora oltre. Questa volta il lavoro redazionale è stato svolto a dovere; "fin troppo" direbbe un moralista (ma non è questa l'occasione: basta vedere la risposta del giornalista). No, questa volta il sistema ha funzionato al suo massimo e quello che ha prodotto, quello che ci ha restituito è un chiaro e netto [INSERT HYPERLINK]. Il lessico tritato e masticato che gira intorno oggi alla musica, appena condito da qualche citazione, qualche verso "relevant" pescato a caso e un paio di embed è sempre più privo di valore, un modulo asettico che si riempie di volta in volta e poi si svuota, il tempo di un refresh delle notizie. Il nostro posto è nel mezzo: passivi, pavloviani, digeriti. Fino alla prossima uscita di cui non si potrà fare a meno.

Commenti

Angelica ha detto…
amo molto la musica e mi dispiace vedere con quanta poca cura persino gli addetti ai lavori la trattino.
la perdita di valore di qualcosa e' dovuta principalmente a chi la usa: se non ci crede l'addetto ai lavori, se non scrive di cuore lui stesso, chi lo fara'?