She said don't be afraid of what you hear

«In 1991 to 1992, as a 16-year-old in Hampshire I could get hold of acid more easily than booze, we never got carded by drug dealers! So of course that led to lots of unexpectedly huge doses and comedy bad trips, and much later it seemed to trigger schizophrenic episodes in a couple of people I knew, who ended up being hospitalized. But we saw ourselves as sort of oneironauts, based in the lonely suburban countryside, and we wanted to reflect that, it was all very adolescent but something about the music we made was really haunting to me, it stayed in my imagination. I came back to that with the songs on this album, as a sadder, wiser man.»

Ecco l'Alasdair MacLean che non ti aspetti. In un'intervista a Exclaim, il cantante dei Clientele racconta l'ultimo album Bonfire On the Heat e quale posto occupa nella ormai lunga carriera della band inglese.
È ovvio a chiunque presti orecchio che certo pop psichedelico ha una grande influenza nel sound soffuso di sogno e sensualità dei Clientele, ma non mi aspettavo un tale coinvolgimento anche a questo livello.
Nel nuovo disco, accanto alle consuete brume e tenerezze, in effetti si contano anche episodi introversi come Harvest Time e Sketch, ma anche a questo i Clientele ci avevano abituato. Più di tutto credo siano certi testi, in cui spesso si affacciano ombre che non danno risposta e dove le figure sembrano non raggiungere mai altra consistenza che quella di spiriti, a conferire al disco la leggerezza dei sogni e al tempo stesso un'inquieta, a volte troppo inquieta, incertezza di fondo.

Per un'intervista più "tradizionale", su Rock Sellout la bionda Mel Draisey spiega il suo punto di vista, mentre sul sito della Converse (?) trovate una performance acustica della title track del nuovo album.

>>>(mp3): The Clientele - Never Anyone But You
>>>(mp3): The Clientele - I Wonder Who We Are

Commenti

AcquaMarina ha detto…
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