Le gioie inaspettate dell'acustico raffazzone
Northside Festival + Todd P.’s Free All Ages Unamplified Acoustic Bbq 2009 - Brooklyn, New York, 13 e 14 giugno


La fortunata Serena abita a New York e frequenta un sacco di concerti. Questa volta, data la stagione, è andata anche un po' in spiaggia:


Sabato pomeriggio mentre andavo al supermercato ho trovato una band per la strada: quattro slandroni muniti di tamburi pressoché sfondati, tamburello, testa di manichino (?), tastierine Casio, chitarra acustica e maracas. Il cantante, visibilmente sbronzo, articolava frasi senza senso e tutti insieme si sovrapponevano in cori da ciurma allucinata. Psych rock lo-fi ultra caotico suonato (in tutti i sensi del termine) con lo stomaco, allegro e divertente quanto terribilmente nostalgico e old fashion. Special guests: saracinesche limitrofe, marciapiedi, oggetti a caso su cui sbattere e il tasso alcolico di alcune ragazze di passaggio.
Il gruppo, sono venuta a sapere dopo, erano i Drink Up Buttercup da Philadelphia (7" su Kanine Records), scoprendo contemporaneamente dal loro Myspace che nei pezzi registrati l'effetto lo-fi viene sorpassato da quello fanfara, perdendoci un po'.
Thumbs up quindi per la teatrale asciuttezza sballona coinvolgipubblico e dalla parvenza sconclusionata di questa incursione sul marciapiede (parte del già menzionato Northside Festival).

Domenica invece è stata dedicata nella sua interezza alla maratona acustica DIY organizzata da Todd P. sulla spiaggia di Fort Tilden, che vedeva più di trenta band (in uno schema prestabilito di tempo e strumentazione disponibile) sbizzarrirsi a ridefinire e personalizzare il concetto di "acustico".
Precisazioni d'obbligo: Todd P. è senza esagerare il guru del cheap booking newyorkese. Regala show incredibili a prezzi ridicoli in giro per Brooklyn e dintorni, e una giornata-maratona all'anno in posti imbucati e dimenticati dalla socialità, per rivalutare e fare interagire città-musica-comunità. Qua lo amano un po' tutti.
La strumentazione provvista era costituita da ulteriori tastierine Casio, chitarre scordate e relative custodie, pentole, aste metalliche, lampade, secchi e bobine di film.
Dieci minuti cadauno per una sfilza di nomi impressionanti, tra i soliti della cricca brooklynita (Pterodactyl, Fiasco, Aa, Broccoli Destroyer, Real Estate, Phosphorescent, Ninjasonik ...) a gente di passaggio per date sue (Mika Miko, Strange Boys, Ponytail...) a ospiti inattesi: i park rangers (sì, quelli veri, quelli di Yoghi e Bubu, non una band) poiché ci si trovava nel mezzo di una riserva naturale protetta -ex base militare (toh!)- senza permesso alcuno.
Per capirci, un Hana-bi senza bar sulla spiaggia nell'arco di 2km, che richiedeva due ore di viaggio tra metro bus e chi più ne ha più ne metta per essere raggiunto, e in cui non si poteva ufficialmente bere alcohol (se non nascondendolo in ridicole tazze rosse di plastica - per poi pretendere che fossero piene di succo d'arancia).
Era nato come barbecue (da cui il nome), ma poi la griglia mica c'era.
I set acustici di fianco all'oceano, per quanto di meraviglioso romanticismo low key, sono di difficile gestione pratica: tranne i volenterosi nerds nel raggio d'azione più prossimo delle bands nessuno ha sentito niente più del rumore delle onde. Ma queste lamentele alla fine sono inutili quando si assiste a un evento con questo spirito comunitario così bello.
Senza considerare che la maggior parte delle bands che hanno partecipato erano totalmente aliene al concetto di acustico in relazione alla loro musica, e quindi è stato anche concettualmente molto interessante (e divertente) vedere come ogni gruppo se la cavava.

Tra i set di miglior esito: i favolosi Ponytail, da Baltimore, versi animaleschi convulsi e pop dai tempi sfasati; Le Rug con Fiasco dal r'n'r tirato tra giochi con sovrapposizioni di percussioni e pentole; gli Strange Boys ci sguazzavano dentro, niente di più adatto delle loro facce sotto cappelli da cowboy bianchi davanti alle dune; Aa (big a little a) un'orgia percussionista quasi tribale, col cantante che strillava cose incomprensibili dentro un megafono; Mika Miko visibilmente imbarazzate, scusandosi per non essersi mai trovate in una situazione simile; Phosphorescent hanno lasciato senza parole, meravigliosamente interrotti nel bel mezzo di
Wolves da una pazza in topless che simulava una crocifissione (rovesciata) strillando di non fare poi vedere le foto a sua madre; The Ballet se possibile ancora più delicati pop e "xilofonati" che su disco e un finale con Kurt Vile quasi sottovoce, circondato dagli ultimi irriducibili all'imbrunire.

La cosa stupenda di questo avvenimento (che mi fatto scattare l'urgenza di parlarne) è stato realizzare ciò che la musica può davvero creare a questi livelli, il legame speciale che lega band, pubblico e organizzazione, la volontà comune di condividere un evento alternativo sostenibile fuori dai circuiti ufficiali, che non vada però a scapito della qualità della musica proposta.
(e poi gioire nel vedere che ogni tanto l'idealismo in queste circostanze offre qualcosa in più che mostruosità hippie in parei colorati e capelli unti.)

Commenti

icepick ha detto…
bello. ma non dirlo a Syria sennò alla prossima si presenta con le tette al vento. con la scusa che c'è la spiaggia chi la fermerebbe più?