Quest'anno mi ritrovo a guardare il Capodanno con la stessa faccia che capita di fare alle quattro del mattino, quando si finisce davanti a una replica di Tre cuori in affitto su qualche tivù locale: "ma davvero lo danno ancora? Ma, veramente?".
Dai discorsi sentiti in giro stanno scomparendo anche le solite frasi tipo "non vedo l'ora che quest'anno sia passato". Con i tempi che corrono, non si è più tanto sicuri che convenga dare via una bella crisi, con tutte le abitudini del caso, e lanciarsi verso l'ignoto.
Resiste quindi il riflesso condizionato di cercarsi qualcosa da fare per celebrare la sera del 31 dicembre. E mai nessuno che dica "credo starò in casa a guardare un film", per paura di essere tagliato fuori dalla lista degli amici su Facebook.

Pensavo fosse un gimmick da quattro soldi, e invece nel numero in edicola in questi giorni vedo che il virus si diffonde: Alex Kapranos dice che "la musica non appartiene più a singole decadi, ora più che mai appartiene al momento"; Massimo Coppola parla del "decennio breve, dal respiro corto"; Enrico Ghezzi scrive per una pagina intera che "tutto è presente" (ok, da lui te lo puoi aspettare), e perfino Marc Jacobs (signori, Marc Jacobs su polaroid) ragiona intorno all'istantaneità degli stili "ora che tutto è stato riciclato".
Mah, sarà la stagione.
Non so, è Capodanno, siamo tutti più buoni e cose del genere. Cerchiamo di vedere i lati positivi. Cominciano a circolare i primi mp3 di dischi del 2009, passate le feste i blog riprendono a postare con regolarità senza tutte quelle classifiche e playlist, durante le vacanze molti locali hanno già fissato un bel po' di concerti per la primavera, e poi stanno per iniziare i saldi.
Buon Anno Nuovo a tutti.