Quasi in tour con Uzi & Ari

 Uzi & Ari Per una curiosa coincidenza mi troverò a mettere i dischi dopo i concerti di Uzi & Ari sia questa sera qui a Bologna, a Villa Serena, all'interno della rassegna Murato, sia domani a Modena, al Vibra.
Così in questi giorni ho ascoltato a lungo It is Freezing Out, ultimo lavoro della band di Salt Lake City, pubblicato dalla piccola etichetta Crying Girl.
Ero partito con un po' di diffidenza, dato che il termine di paragone più ricorrente nelle recensioni del gruppo sono i Radiohead, per quanto quelli epoca Kid A. E invece mi sono dovuto ricredere, e quasi senza accorgemene mi sono ritrovato a seguire la voce dolente di Ben Shepard, con l'occasionale contrappunto di quella della bassista Catherine Worsham, anche lungo i suoi sentieri più cupi.
Sarà che la sensibilità di fondo di Uzi & Ari mi pare resti comunque folk, per quanto un folk oramai sradicato. Sarà che provengono dallo Utah, e da quelle parti l'elettronica minima e i glitch che costellano queste canzoni, io me li immagino prodotti di quegli spazi sconfinati e desolati, suono da pali del telegrafo abbandonati più che da laptop.
Forse potrà sembrare poco allegro, ma quello di Uzi & Ari è davvero un bel modo di coniugare cantutorato classico con forme più contemporanee e sperimentali. Mountain/Molehill per esempio, suona quasi come una versione acustica dei Postal Service, mentre in altri momenti (nella traccia d'apertura, o in Trainwreck, per esempio) prevalgono gli aspetti più acustici, sempre di grande intensità.
Come tutto questo, infine, possa conciliarsi con la scelta di un nome quale "Uzi & Ari", ovvero quello dei due fratellini in perenne tuta da jogging rossa, perseguitati dal padre, Ben Stiller, nel film The Royal Tenembaums, non è dato sapere. Ma conto di scoprirlo in questo weekend tra Bologna e Modena.


Asleep In Armor (directed by James Barlow, 2007)


>>>(mp3) Don't Black Out

N.B.: Tra l'altro, il concerto di questa sera a Murato vedrà in apertura i nostri amati Amycanbe, da Ravenna (il nuovo sito è veramente bello). Imperdibili come sempre. Ci si vede a banco.


Update del mattino dopo: ma quali Radiohead, ma quale folk, io non capisco niente di musica, so solo che è stato un gran concerto, il nome che ho avuto in mente tutto il tempo era quello dei Broken Social Scene, e nelle cavalcate strumentali del finale anche quello dei loro progenitori Do Make Say Think. Ma davvero, che bel concerto questi Uzi & Ari, "tight" e per niente autoindulgente. Questa sera a Modena non perdeteveli, e non fate come sempre, che state a sei metri dal palco, stavolta avete anche un buon motivo, ovvero Catherine, che qui e là canta e dovrebbe farlo più spesso.

Commenti

Anonimo ha detto…
non è un problema, anzi è interessante
pensa che un mio amico, come me cinefilo, detesta kubrick.l'ho sempre conisiderato un segno di carattere, anche se io kubrick invece lo adoro. come i radiohead del resto.
Anonimo ha detto…
un commento un po' fuori tema: scusa ebi, ma tu che sei una blogstar, perchè linki una lagna come Alinola?
Anonimo ha detto…
Con la sola eccezione del primo (e, quando sono di buon umore, del secondo) album, i Radiohead non hanno mai detto un granchè neppure a me.
Si tratta solamente di uno di quei gruppi che continuano a riproporre la stessa cosa e dei quali, purtuttavia, per qualche motivo che mi sfugge (oltre che, naturalmente, grazie alla presunta autorità di certe "icone" della critica musicale, nostrana e non), è proibito dir male.
Lunarpunk ha detto…
ma nel filtro decenza passa la cover band dei Bon Jovi? MAH