Match Point

Febbraio duemilasei, un campo da tennis in terra rossa al Quartiere Barca di Bologna.
Si infila una maglietta Emporio Armani comprata da suo fratello nel millenovecentonovantuno.
Di fronte ha uno dei rappresentanti di una delle più interessanti etichette indipendenti italiane, nonché socio di quello che considera il più importante rock club di casa nostra. Indossa un completo Sergio Tacchini.
Squilla il cellulare.
Display: Alberto Campo. Uno dei maggiori giornalisti musicali italiani, quello che per un certo periodo della sua vita ha considerato IL migliore.
"Senti, siamo qui in riunione a Rumore, ci chiedevamo: è mai stato recensito il cd delle Organ?"
"No".
"Ma è figo, vero? Perchè non ne abbiamo mai parlato?"
"Beh, sì è figo, però quando l'ho avuto per le mani secondo me era già uscito da troppo tempo per proporlo, e allora ho lasciato perdere".
"E allora lo recuperiamo adesso, merita. Senti Prevignano che le intervista, e tu fai una recensione lunga".

Riattacca. Lascia il cellulare e riprende la racchetta. In quel momento gli si allarga un sorriso. Quasi ebete.
Tanto che nel primo gioco della partita va sotto 40 a 15, e sta per perderlo.
Sta pensando: guarda, è come se nel settembre del millenovecentottantuno, mentre giocavo a Subbuteo con Oderso Rubini mi fosse arrivata una telefonata di Red Ronnie in cerca di notizie su, che so, i Virgin Prunes.
Bello.
Sta pensando ai cerchi che si chiudono, ancora una volta.
Sta pensando a fare surf sulla cresta di una sua personalissima enorme onda che non accenna a scendere.
Sta pensando ai ragazzi di "Un Mercoledì Da Leoni".
Chiude la partita vincendo sei a uno.

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