Per i ragazzi al tavolo del Vecchio Ponte

«Non sono un’intellettuale. Solo un tipo come molti in giacca e cravatta che sta al volante di un’automobile di medie dimensioni come molte, e passa troppo tempo negli aeroporti in compagnia di una ventiquattrore traboccante di depliant, dischetti magnetici, dentifricio per fumatori e pacchetti di arachidi tostate al miele omaggio di linee aeree, arachidi che mangio in camere d’albergo con l’aria condizionata al massimo, seduto davanti alla tv a notte fonda. Mi sento come la personificazione di una barzelletta che forse dieci anni fa avrei potuto raccontarti io. Ma sai com’è la vita, prima o poi ti scavalca.

Da giovani si è sempre convinti che la vita debba ancora cominciare. Che "l’inizio della vita" sia in programma per la settimana prossima, il mese prossimo, l’anno prossimo, dopo le vacanze o qualunque sia la scadenza. Ma poi di colpo ci si ritrova vecchi, e la "vita" che era in programma tempo fa non si è fatta vedere. E ci si ritrova a domandarsi: "Be’, allora si può sapere cos’era quell’intervallo, quel correre avanti e indietro come pazzi, tutto quel tempo passato fino a ora?"».

Douglas Coupland, La vita dopo Dio

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